Quale scuola?

Renata - Musile di Paive

Sono ormai in pensione e i ricordi del mio lavoro, che ho sempre considerato un privilegio, nonostante tutte le difficoltà, ritornano come onde a cullarmi.

Sì perché vengono a trovarmi le facce degli alunni, le loro parole, gli scritti intensi che solo i ragazzi sanno produrre con tutte le contraddizioni e le passioni della loro età. Non provo nostalgia, solo sollievo la mattina quando, ormai non più incalzata dall’orologio che scandiva i minuti troppo velocemente, riesco a mettere a fuoco la mia giornata, priva di aule registri, compiti, campanella, ma piena di opportunità, di tempo tutto per me.

Gli echi della scuola, di ciò che è ora, mi giungono dalle parole dei miei amici che, per la seconda volta in un anno, si ritrovano a gestire un vuoto: come recuperare l’essenziale del lavoro del docente? I ragazzi sono lontani, spaventati, arrabbiati, prigionieri, bravissimi nel gestire le mancanze di rapporti reali. Ed è inutile che qualcuno dica che, tanto, erano abituati alle amicizie virtuali che troppo facilmente i social offrono, perché sentono la necessità di stare vicini, ma anche hanno bisogno del loro insegnante, quello che hanno scelto, quello che sanno li salverà.

Il video regala una realtà altra, non consente un abbraccio generale a quei venticinque volti che, talvolta e incredibilmente pendono dalle tue labbra; non c’è nemmeno la possibilità di inviare all’alunno del banco in fondo a destra lo sguardo necessario in quel momento a incoraggiarlo o a fargli capire che così non va. E il sorriso che avevi preparato proprio per lei? È appena tornata dopo una lunga assenza, non sai per quale “malattia”, ma sei certa che un po’ il merito è anche tuo.

E allora, quale scuola è possibile ora nell’assenza, nella lontananza? Non è facile per chi sa quanto sia importante l’atmosfera della classe, i colori, gli odori, le risate che scoppiano all’improvviso, l’aria truce di quando qualcosa è andato storto, gli occhi che ammiccano, le parole che fingi di non aver sentito, la riconoscenza che leggi nelle loro facce perché, nonostante tutto, ci sei e stai con loro.

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