Massimo d'Azeglio e il suo "Ettore Fieramosca"
Giuseppe Paolo Mazzarello
Care Barbara, Marta e Simona,
Massimo d’Azeglio fu davvero un bel tipo. Piemontese nato nel 1798, pittore, scrittore, soldato e… Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna.
Il suo romanzo “Ettore Fieramosca” ha il nucleo narrativo nel capitolo V. Ettore è di Capua: lì ha conosciuto Ginevra e iniziato a starle dietro.
Egli è soldato di ventura e parte alla ventura, lei sposa il condottiero Grajano d’Asti. Si ritrovano tutti a Roma, con Grajano ferito nell’esercizio del diffuso mestiere delle armi e sua moglie insidiata dal famoso duca Cesare Borgia alias Valentino.
Il Valentino addormenta la donna col sonnifero per farla credere morta e potersela tenere al risveglio; Ettore, che la crede morta per davvero, la bacia sulle labbra e…la risveglia!
Ora Ettore è a Barletta per una delle solite guerre e ha portato Ginevra al vicino convento sull’isola di Sant’Orsola, dove la crede al sicuro.
Quanto agli altri capitoli: ci sarà una disfida Italia-Francia per soddisfare un’offesa di affermata codardia italica e sarà vinta dagli antenati dei nostri calciatori Azzurri.
Battaglie, pranzi e amori sono partecipati senza distanziamento sociale. Nel corso di un’irruzione in una chiesetta abbandonata per cercare un tesoro, sono fatti volare via centinaia di pipistrelli che all’epoca non avevano niente a che fare con i virus.
D’Azeglio si sposò due volte, perché la prima volta era rimasto vedovo di una figlia di Alessandro Manzoni. Fece il Presidente, in età risorgimentale, senza una gran voglia ma col proposito di essere retto e gentile.
Si dimise dalla carica a 54 anni e morì a 68, la stessa età che aveva mio padre quando scomparve: furono entrambi dei galantuomini.
La fine si porta via tutto ma, nel frattempo, accadono molti fatti e, tra queste, gli amori. Se un Presidente sa raccontare bene, tutto si apprezza meglio.
Un caro saluto dal vostro,