Long covid

Alessandro Venuto

Oggi non mi alzo dal letto. Tanto per arrivare ai libri sul comodino mi basta allungare una mano. Ieri, ho finito Furore.
Restano Knausgard, che sto centellinando per non terminare l’ultimo volume de La mia battaglia oltre il quale mi si spalanca il Nulla, La versione di Barney, I greci e l’irrazionale, un libro su Beethoven e La violenza e il sacro di Gerard. Ah, no, c’è il mio nuovo amore: Roth, Pastorale americana.

Quindi, non mi alzo?
Alyah fa le fusa tra le coperte, la finestra chiusa non lascia entrare la luce. Ci vorrebbe un caffè, però. A letto non me lo porta nessuno, visto che i bimbi sono a scuola e mia moglie a lavoro. Io farò il turno di notte in comunità dove, in questi giorni, ho brillato come uno zombie: se mi alzo dal letto.

Sono le 10, inizio a sentirmi a disagio. I bimbi sono a scuola, mia moglie a lavoro: e io? A letto. 
Sindrome da long covid, l’altra faccia della Luna, quella meno nota che raggiungi quando sei di nuovo negativo al tampone.

Nebbia nel cervello, depressione, vuoti di memoria, sbalzi di umore… se metto in fila tutti i sintomi su Google, risulto incinto. Con la tazza in mano e il sorriso ebete. Il top con la memoria è quando mi alzo per prendere un cucchiaio e apro il frigo ma il sintomo più divertente è la nebbia nel cervello, quella sensazione
di guardare il mondo da uno spazio profondo dentro la testa dove ogni suono arriva attutito, ogni colore sfocato e ti senti stranito, in ansia.

Poi, mi viene in mente Roth: ancora adesso, la cosa che più mi piace è starmene da solo in una stanza con un foglio e una matita a capire meglio che posso come si scrivono le cose. A capire meglio che posso come si scrivono le cose.

Mi vedo al tavolo dell’albergo di mia moglie, con Bach nelle cuffie e il mio manoscritto davanti sul portatile. Visualizzo lei che lavora, cammina per la hall, ogni
tanto sorride.
E quella gioia incontenibile di scrivere. Roth meglio di Oblomov, insomma, e del suo: Io stesso mi tormento; e se tu, per esempio, avessi visto e sentito oggi come io mi scavavo da me stesso la fossa e mi compiangevo…

Mi visualizzo al pc, una tazzina di caffè, le mani che scorrono veloci sui tasti per mettere su word quello che la mente vede e questa immagine mi basta per sollevare una coperta, scivolare di lato, mettere i piedi per terra.

Un piccolo passo per l’uomo…

L’umore si vede subito allo specchio, passo oltre, dopo il bagno do da mangiare ai pesci, controllo stiano bene, dovrò cambiare l’acqua a breve; riempio la ciotola di Alyah, con la bustina di pollo da aggiungere ai croccantini da gatta baby.
Felice, si struscia sulle gambe prima che esca nel mattino, l’aria fredda, la gente, le auto che vanno e vengono, i colori, il cielo grigio; non vedo l’ora di arrivare in hotel.

‘Ciao, amore, arrivo.’
‘Come ti senti?’
‘Non mi sento.’
‘Caffè?’
‘Bravissima.’

 

Arrivo in hotel e lei sorride, prepara un buon caffè mentre apro il pc, lo metto sul tavolino con vista sul giardino, svolgo le cuffie e le collego. Per tre, quattro ore sarà quello, il mio mondo.
Un bacio lento, due sorsi di caffè, Bach e via, si comincia a scrivere.

Mi sento meglio. Nel pomeriggio, vado a prendere i bimbi a scuola e mi sforzo di sorridere, Sophia vuole indossare i pattini per andare al mio negozio di acquari preferito, magari comprare un pesce, un piccolo panda per il fondo, mi farà sentire meglio; Tommy, sul passeggino, vorrà tenere il sacchetto.
Come padre, porto i miei bimbi a pesca col retino nel negozio di acquari per poi liberarli a casa nel nostro 80 litri. Amo quando li guardano con le manine sui vetri, la bocca aperta di stupore. Passerà, mi dico. So che siamo in molti, che stanno così.

Poi, arriva una bella sorpresa: un’amica, lettrice da combattimento, ha aperto un blog di libri su Instagram, il clubdellibro.O, e ha recensito il mio, In direzione opposta, in modo davvero valido. Mi si scalda il cuore.

E rari momenti di felicità’, penso citandomi da solo.
Forse, per ora, mi deve bastare. Mi stringo ai miei bimbi mentre torno a casa, metto il piccolo panda nell’acquario e aspetto arrivi mia moglie.
Questa sera, si mangia cinese. E rari momenti di felicità.

Se anche tu hai sintomi da long covid, questo piccolo testo è il mio abbraccio virtuale.

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