Lettera alla vita
Gaia Simonetti - Firenze
Cara vita,
volevo parlarti di questo tempo. Un tempo in salita, incerto, fragile come il cristallo.
Ci ha negato la bellezza di un bacio, la stretta di un abbraccio, hai eretto distanze e hai portato assenze.
Poi è arrivato il coraggio, come il raggio di sole che vince la nuvola che vuole opprimerlo.
Ho conosciuto due mamme di due città con 250 chilometri di distanza. La distanza viene ‘annullata’ dalle lettere che si scrivono in tempo di quarantena, raccolte in un diario dal titolo “Il filo sottile del coraggio” che mi hanno chiesto di curare.
Le due mamme, Giovanna di Cerreto Guidi (provincia di Firenze) e Camilla di Montemerlo, a pochi chilometri da Vo’, (in provincia di Padova), non si conoscevano, hanno perso entrambe un figlio e con le lettere si raccontano l’esistenza che scorre, con il suo carico di dolore, ma anche l’incedere del coraggio che, come un filo, si intreccia alle loro esistenze.
Hanno ancora occhi che si posano sul futuro.
Raccontano dei preparativi per il matrimonio della figlia che si sono interrotti, della torta appena sfornata, del fiore spuntato nel giardino, dei capricci del telefonino durante le video-chiamate.
Il libro è dedicato a tutti coloro che non ce l’hanno fatta e a chi è impegnato a salvare vite umane.
“Scrivendoci lettere è nata un’amicizia- dicono le mamme- e condividere anche un peso enorme può aiutare a riprendersi la vita.
Il coraggio è quella luce che cerchiamo e fatichiamo a trovare in fondo al tunnel”.
“Ci vuole coraggio per sopravvivere alla morte di un figlio, tanto coraggio…-scrive Camilla”.
Risponde Giovanna:” Il coraggio serve. Ha preso le mie gambe e mi ha fatto camminare in una vita sospesa, in una vita nuova”.
Cara vita, ti saluto con affetto. Sei preziosa e speciale e sai anche sorprenderci.
Gaia Simonetti