Isa
A.
È un periodo che non ho risposte.
Ho un milione di domande nella testa, ma pochissime risposte e mi sento come se il mio equilibrio ne fosse compromesso.
Quando succede chiedo sempre ad un’amica di pescarmi una runa, l’ancora di salvezza quando sto affogando.
Ed è venuta fuori lei: Isa, il ghiaccio, l’arresto, ciò che impedisce.
Isa simboleggia quel momento della vita dove devi fermarti ad osservare, non azzardarti a fare mosse, il periodo della gestazione che precede una vera e propria rinascita.
Il significato che più mi ha colpito di questa poliedrica runa è “togliete, sciogliete, ripulite ciò che è vecchio, quel che era stato pieno si deve svuotare, ciò che era aumentato deve diminuire”.
Togliere, svuotare, ripulire, che strane parole per una persona che tende ad accumulare idee, vestiti, ma che, soprattutto, trattiene dentro tutto ciò che non va.
Sono sempre stata una crocerossina mancata, in tutti i campi della mia vita ho sempre dato tutta me stessa, non sempre alle persone giuste.
Questa situazione è ciclica, la mia parte empirica è sopraffatta dalla mia parte irrazionale, che mi fa credere anche alle persone che poi si rivelano essere il peggio del peggio che potessi pensare.
Invece no, io mi faccio soggiogare dalla parte più triste della loro storia, mi faccio letteralmente inglobare dai loro limiti e cerco di aiutarle come posso… ne divento quasi la schiava personale, che si abbassa a sottostare al loro tempo, alle loro problematiche, alla loro voglia di fare qualcosa o meno, perfino di parlare o stare in silenzio.
Poi, quando inizio ad aprire gli occhi dal mio torpore, il gioco finisce ed in quel momento si sentono autorizzate a travolgermi con le loro frasi subdole ed anche senza senso, forti del fatto di sentirsi migliori, più grandi, di avermi prosciugata e abbandonata come un vecchio giocattolo.
Questo è il lato oscuro dell’amicizia e, a volte, anche dell’amore, o forse del mio modo di applicarla alle persone.
Io accumulo delusioni, cattiverie, indifferenza, ne soffro fisicamente e all’occasione i miei nervi non reggono, esplodono.
Subito dopo il corpo è dolente, la mente confusa, ma a lungo andare arriva quella sensazione di impagabile leggerezza.
La legge del dare/avere ritorna in equilibrio, come una bilancia e finalmente la delusione sparisce ed appare la vera essenza delle cose e delle persone, se mai ci fosse.
E poi arriva lui, la mia arma peggiore: il silenzio.