Home Sweet Home

A causa del COVID, dopo mesi mi sono ritrovata a lavorare da casa.

Temevo questo momento perché mi vedevo persa senza il mio ufficio, senza i miei colleghi, senza il fermento e senza la macchinetta del caffè.

Ho trovato una buona postazione, la vecchia camera di mia figlia Marta, che diventata grande, è andata a vivere da sola, sola si fa per dire.

La scrivania è piccola, ma basta per contenere il mio pc, il telefono e un foglio per gli appunti. Ecco la mia giornata tipo, mi sveglio, più tardi del solito 8/8,30: colazione lenta, come la farebbero a Messico City, trucco parrucco e pronta nella mia postazione. Con la figlia che vive con me abbiamo fatto un patto: si apre la porta solo, dico solo, in caso d’incendio!

Sento solo la mia voce, che rimbomba nella stanza, la mia concentrazione è a mille, nessuno che passa, nessuno che parla al telefono più forte di te, nessuno che ti fa domande, nessuno che ti chiede se hai 50 cent per il caffè, nessuno che litiga con la stampante che non va, nessuno che si taglia le unghie, si, ho anche chi si taglia le unghie in ufficio!

Quando mi sento di fare una pausa, apro il frigo, acqua fresca, succo di frutta e fuori dal frigo sul tagliere la caffettiera che non aspetta altro che servirti un caffè, nella tazzina di ceramica con lo zucchero che decidi tu al momento (e non la macchinetta), arriva poi il momento del pranzo e ti ritrovi seduta a tavola, nella tua cucina, e non ti senti una ladra se consumi un panino nelle “ADIACENZE” di un bar.

Carissimi colleghi in smart working abbasso il covid-19, viva il lavoro da casa!

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