Cuore appannato

Lettera a cura di A., Immagine a cura di Silvia

Caro M.,

quando è stata l’ultima volta che sei venuto da me?

Agosto? Settembre?

Non riesco a ricordarmelo.

L’unico particolare che ricordo è che ero appena tornata dalle vacanze e mi dicesti che ti ero mancata, strano a dirsi.

Ogni volta che entro in doccia, però, c’è un particolare che mi fa sempre pensare a te, quel cuore che mi hai disegnato proprio l’ultima volta che sei venuto da me, che continua a riapparire testardo sul vetro appannato.

Quel cuore appannato come la nostra storia: la storia di me, te e la tua famiglia.

Sono stata adolescente ai tempi dei libri di Federico Moccia, ancora ricordo la scena in cui Niki scrive sul finestrino di Alex, che le dice di non farlo perché poi lascerà il segno e lei risponde “Ma è proprio quello che voglio! Così se ci lasceremo tu lo vedrai e starai malissimo.”

Ecco, io sto malissimo.

Non posso neanche dire che ci siamo lasciati, c’è mai stato un noi?

Io ci sono all’occorrenza delle tue voglie e del tuo tempo, ma poi torni sempre da loro.

Quante volte avrei voluto dirti di no?

Tutte, ma poi non sono così forte da farlo, nelle tue mani io mi sento fragile quanto quella rosa di cristallo di mia madre che quando ero piccola mi affascinava così tanto.

Vieni da me, mi riempi di frasi, mi fai credere di essere qualcuno o qualcosa per te, ti fai la doccia per non rischiare di portare a casa il mio odore, e te ne vai lasciandomi nella solitudine di quella casa di cui ogni angolo mi fa pensare a te.

Certo, la prima ora sono ancora in preda ai postumi della felicità di aver passato almeno un po’ di tempo con te, ma poi i pensieri mi affliggono come coltelli nel cuore.

Piango, mi dispero,  poi ci penso e mi rendo conto che il problema sono io.

Non avrei mai dovuto farti entrare nella mia vita, sapevo chi eri, pensavo di riuscire a gestire questa cosa, ma la verità è che io ti amo dal primo momento in cui ti ho visto.

L’amore è assurdo, ma una cosa è certa: non è accontentarsi dei tuoi ritagli di tempo.

Non so perché io  sia finita invischiata nella tua tela da abile tessitore quale sei sempre stato, forse anche prima di me, ma spero di trovare la forza di liberarmene.

Se non fosse per quel cuore, che mi rende le cose così difficili.

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